Chiesa di San Nicola di Trullas, Semestene ph. Nicola Castangia

Italia Romanica, “un grande successo che si amplia, al via una collaborazione con Malta per promuovere patrimonio Sardo e Maltese”

Sono state 70 le chiese aperte in Sardegna, 10 in Sicilia, 20 in Lombardia e 26 in Piemonte, frutto della collaborazione tra la Fondazione Sardegna Isola del Romanico, la lombarda Fondazione Lemine, la siciliana Le Vie dei Tesori e la piemontese In Collina. Ad occuparsi delle visite guidate gratuite sono state le guide turistiche ma anche gli alunni delle scuole. Italia Romanica ha il patrocinio della Città Metropolitana di Cagliari, l’evento è finanziato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna ed è sostenuto dalla Conferenza Episcopale Sarda, dal FAI Sardegna, dall’Associazione Itinera Romanica, da A.N.C.I. Sardegna, dall’Università di Sassari, dalla Camera di Commercio di Cagliari e Oristano, Camera di Commercio di Nuoro dal CRS4, dall’Associazione Nazionale Città dell’Olio e del Vino, dal Dipartimento di Architettura di Alghero (UNISS), Confapi Sardegna.

Ossidiana-minerale-sardegna-ossidiana-marrone-monte-arci-nuragico-sardegnaterraemare_29

Ossidiana in Sardegna, storia e tradizione del minerale che ha segnato l’età prenuragica e nuragica

L’ossidiana è stata utilizzata dall’uomo fin dall’età della pietra. È una pietra molto dura e tagliente, ed è stata utilizzata per la produzione di armi, utensili e oggetti decorativi.

In Sardegna, l’ossidiana è presente in grandi quantità a Monte Arci, un antico vulcano situato nella parte occidentale dell’isola. I giacimenti di ossidiana di Monte Arci sono i più antichi del Mediterraneo, con una venerabile età stimata di circa 3,5 milioni di anni.

Io parlo Romanico

Fondazione Sardegna Isola del Romanico il 31 ottobre scadono le iscrizioni per il corso gratuito “Io Parlo Romanico”, dedicato alle guide turistiche e religiose

In cattedra per oltre un mese, i docenti illustri delle Università di Cagliari e Sassari, delle Soprintendenze di Sassari e Nuoro, Oristano e Cagliari, del Centro Nazionale delle Ricerche, della Conferenza Episcopale Sarda.

Le guide turistiche sarde e quelle religiose hanno una nuova occasione di formazione, completamente gratuita, messa a disposizione dalla Fondazione Sardegna Isola del Romanico.  Martedì 31 ottobre scadono le iscrizioni per il corso di approfondimento sul romanico sardo “Io parlo Romanico”. 

Si tratta di un corso che nasce in collaborazione con  l’associazione regionale guide turistiche della Sardegna, aperto alle guide del settore turistico e religioso e a quanti si occupano di divulgazione storico-religiosa all’interno delle singole chiese. 

Le lezioni cominceranno il 6 novembre e termineranno il 19 dicembre, le iscrizioni, come detto, scadranno martedì 31 ottobre. Per avere informazioni si può scrivere all’indirizzo email info@argts.org o chiamare il numero 3207829545. Il programma dettagliato è consultabile sul sito www.romanicosardegna.org

I partecipanti riceveranno un attestato di partecipazione e l’iscrizione ad un registro speciale della Fondazione. 

Io parlo Romanico

Saranno diversi gli appuntamenti on line che si svolgeranno durante le prossime settimane, l’obiettivo del corso è quello di dare vita ad un linguaggio comune affinché le guide possano ampliare le loro conoscenze attraverso le lezioni di docenti illustri. 

Il 6 novembre al via con la lezione sulla Sardegna nel medioevo e le coordinate storiche, in cattedra ci sarà Giovanni Serreli del Centro Nazionale delle Ricerche mentre il 9 novembre si terranno le lezioni sulla Storia della Chiesa Sarda nel Medioevo saranno a cura di Rossana Martorelli (UniCa). 

Il 14 e il 16 novembre si andrà fino al cuore del monachesimo in Sardegna e dell’Architettura romanica nella nostra isola insieme a Giovanni Strinna (UniSS) e Valeria Carta (UniCa). 

Il 21 e il 23 novembre sarà dedicata alla scultura e alla pittura nella Sardegna medievale, per l’occasione saranno Andrea Pala (UniCa) e Nicoletta Usai (UniCa), a spiegare l’importanza di queste due arti proprio nei secoli in cui il romanico si diffuse. 

Il 28 e il 30 novembre le lezioni si concentreranno sul paesaggio antropizzato della Sardegna medievale: mondo rurale e mondo urbano insieme a Pier Giorgio Spanu (UniSS) e a Marco Milanese e Gian Luigi Marras (UniSS). 

Martedì 5 e giovedì 6 dicembre saranno le due giornate dedicate alle tecniche e alla storia del restauro insieme a Bruno Billeci Soprintendente di Sassari e Nuoro e si parlerà della comunicazione dei Beni Culturali insieme ad Elisabetta Gola (UniCa), mentre il 12 dicembre sarà la Soprintendente per Oristano e Cagliari Monica Stochino ad approfondire il tema della normativa sui Beni Culturali. Il 15 dicembre spetterà a Giuseppe Melis (UniCa) spiegare il mondo del marketing dei Beni Culturali. 

Le ultime due lezioni, il 18 e il 19 dicembre, saranno a cura di Antonio Cocco (CNR) e Don Francesco Tamponi che dirige l’Ufficio dei Beni Culturali della Conferenza Episcopale Sarda si parlerà della definizione di un’idea progettuale mediante Project Cycle Management e della Chiesa romanica come spazio sacro e tempo teologico. 

“La Fondazione Sardegna Isola del Romanico ha voluto fortemente questo corso- spiega il presidente Antonello Figus- per noi è importante che le guide turistiche e religiose possano parlare un linguaggio comune alle migliaia di visitatori che ogni anno entrano nelle chiese romaniche sarde in cerca di nozioni storiche e culturali. Questo corso tocca tutti i temi che ruotano attorno alle chiese romaniche e lo fa con grande pregio grazie alla disponibilità dei migliori professori universitari e massimi esperti della cultura in Sardegna, oltre alla collaborazione fruttuosa con l’associazione delle guide turistiche sarde. Un altro ringraziamento- conclude Antonello Figus-  va alla Conferenza Episcopale Sarda, custode dei templi della cristianità che, con le aperture, programmate e straordinarie, consente a tutti di fruire di un immenso patrimonio materiale ed immateriale.”

Nora
Il Nuraghe Genna Maria

Nuraghe Genna Maria

Il Nuraghe Genna Maria è un prezioso sito archeologico situato nel comune di Villanovaforru, in Sardegna. Questo complesso nuragico si erge a 408 metri sul livello del mare, in una posizione che un tempo forniva un passaggio strategico tra la regione della Marmilla e la costa occidentale dell’isola.

Nuraghe Lugherras - Paulilatino

Nuraghe Lugherras, il gioiello delle lucerne nel Montiferru

Percorrendo una stradina sterrata tra i muretti a secco e la vegetazione di ulivi rigogliosi e forti querce, distese verdi in primavera, dorate in estate, campi in cui pascolano liberi cavalli e asini, si arriva ad ammirare un gioiello che la natura ha custodito per millenni, lo ha protetto portandolo fino a noi. Accedere al nuraghe Lugherras è un momento ricco di magia, come entrare nella camera in cui si può ammirare il tholos, una falsa cupola, interamente conservata. Ai lati anche due ampie nicchie e una scala. 

Edificato nel Bronzo recente (XIV-XII secolo a.C.), il nuraghe Lugherras arrivò ad avere fino a otto torri nel corso della sua storia. Lugherras, è questo il nome di uno dei 110 nuraghi che si contano nel territorio di Paulilatino, nell’alto oristanese. Lugherras ovvero lucerne, come le migliaia di oggetti che vennero trovati all’interno del nuraghe scavato per la prima volta nel 1906 mentre le indagini più recenti risalgono al 2006 e al 2012.Parte del nuraghe si trova ancora sotto una fitta coltre di vegetazione. I ritrovamenti delle lucerne vennero fatti all’interno della torre principale e qui fu rinvenuto un santuario dedicato a Demetra e Kore, dee della fecondità. Traccia religiosa che conferma il riutilizzo del nuraghe in epoca punico-romana.

Al nuraghe Lugherras si arriva percorrendo la strada provinciale 11 in direzione di Bonarcado, il sito si trova a 6 km dal paese di Paulilatino ed è segnalato da piccoli cartelli a bordo strada, a ridosso delle strade sterrate che portano al nuraghe. 

Monte Arci, comune di Palmas Arborea

Il Monte Arci, a passeggio tra i boschi dell’antico vulcano

Un bosco, un immenso grande bosco in cui poter godere dei colori delle stagioni, un grande monte che accoglie chiunque arrivi alle sue pendici e decide di scoprirlo, immaginandone l’immensità, passo dopo passo. 

Il Monte Arci è uno dei più importanti in Sardegna, sui suoi versanti sorgono diversi paesi o frazioni di ben undici centri della provincia di Oristano: Ales, Masullas, Marrubiu, Morgongiori, Pau, Palmas Arborea, Santa Giusta, Siris, Usellus, Villaverde, Villaurbana. In tutti questi paesi c’è una strada che porta verso il verde rigoglioso e spontaneo del Parco Regionale che si estende per 270 chilometri quadrati. I sentieri che si possono percorrere sul Monte Arci sono numerosi e per tutti. Sul sito “parcomontearci.it” è possibile scegliere il percorso più adatto.  

 Durante le passeggiate in mezzo a questa natura incontaminata ci si può imbattere in querce secolari, tanto grandi che si fa fatica ad immaginare quanti anni possano avere. E poi i ruscelli che scorrono accanto a praterie di ciclamini rosa e a flora tipica del Mediterraneo, una vera e propria pace per i sensi. I grandi tavoli di pietra sono stati realizzati diversi decenni fa e sono ad uso pubblico, ricordando il rispetto e la pulizia dell’ambiente.  

Non è difficile incontrare distese di ossidiana, l’antica pietra nera di origine vulcanica (nel paese di Pau si può visitare anche un museo interamente dedicato all’ossidiana). Il ritrovamento di utensili in ossidiana, in particolare frecce da caccia, è la testimonianza della presenza degli abitanti sul Monte Arci in epoca preistorica. I punti di interesse sono diversi ed imperdibili: “Sa Trebina Longa”, un torrione basaltico a tronco conico si erge per 30 metri sull’altopiano a 812 m.s.l.m., nel territorio di Morgongiori. I percorsi del Monte Arci sono praticabili a piedi per lunghe passeggiate o trekking, in mountain bike, e molti sentieri portano a sorgenti di acqua fresca o panorami mozzafiato da cui si può ammirare tutto il Golfo di Oristano.

San Giovanni di Sinis - stm mimmoandrone

San Giovanni di Sinis, un tuffo tra natura e archeologia

Un forte lembo di terra protegge il versante nord del Golfo di Oristano, è San Giovanni di Sinis, nel comune di Cabras. E’ un luogo in cui le tonalità dell’azzurro del mare si mescolano con il verde della macchia mediterranea e l’oro della sabbia finissima e dei ruderi di arenaria degli antichi edifici della antica città di Tharros che fu un porto sicuro per i commerci nel Mediterraneo.  
San Giovanni di Sinis è soprattutto un gioiello che conserva millenni di storia e archeologia e che custodisce ancora tanti segreti che nessuno ha ancora scoperto.  Il primo incontro che si fa, è con la suggestiva chiesa paleocristiana in arenaria edificata nel VI Secolo.

Dal punto di vista naturale, gli arenili di San Giovanni di Sinis sono tutti diversi tra loro per estensione: alla spiaggia nota come “degli Scalini”, si accede attraverso due percorsi in legno posizionati su una parete di roccia. La spiaggia può essere stretta o più spaziosa, a seconda delle mareggiate e il fondale è caratterizzato dalla presenza delle secche. “Lo Spiaggione”, il nome parla da sé, è una spiaggia molto ampia, spaziosa e qui il distanziamento è garantito. Una lunga passeggiata sulla riva vi porterà ad ammirare la grande Torre dal basso. 

Il promontorio su cui svetta la Torre di San Giovanni, posizionata a 50 metri sopra il livello del mare, fu costruita durante il periodo di dominazione spagnola a cui la Sardegna dovette sottostare tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, in alcuni periodi dell’anno può essere visitabile. Da lassù si gode di un ottimo panorama su tutto il Golfo di Oristano e dall’altro lato si può ammirare l’immensità del Mar di Sardegna, immaginando che a poche centinaia di chilometri si possano incontrare le coste dell’isola spagnola di Maiorca. Sempre dall’alto, è possibile notare l’ampia struttura della città fenicio punica di Tharros, l’area archeologica in cui si può accedere durante tutto l’anno. È qui che troviamo altre spiagge, un istmo separa il mare aperto dal mare più calmo del Golfo. 

La nostra passeggiata lungo la stradina sterrata, accessibile solo ai mezzi autorizzati, può prendere due strade: a destra si procede verso il faro ed un altro immenso promontorio, quello di Capo San Marco; a sinistra si procede passando accanto a poche ville private costruite nella seconda metà del secolo scorso, fino ad arrivare alla piccola spiaggia de “La Caletta”, meta ambita dai marinai oristanesi per trascorrere qualche ora di relax a bordo della propria imbarcazione in un luogo riparato dal vento. Qui, non è difficile incontrare qualche volpe ed altri splendidi abitanti della macchia mediterranea, che, ricordiamolo, non devono essere avvicinati. Tutta l’area di San Giovanni di Sinis ricade all’interno dell’Area Marina Protetta Sinis Mal di Ventre e pertanto, le regole sul rispetto e la tutela dell’ambiente sono molto rigorose. 

Credits foto: IG @mimmoandrone

Metti una sera sotto le stelle in Sardegna

Basta poco per ammirare le stelle in qualsiasi stagione: in Sardegna è facile, soprattutto grazie allo scarso inquinamento luminoso. E’ sufficiente uscire un po’ dai centri più grandi o spostarsi dalle vie illuminate dei paesi per poter godere di uno spettacolo gratuito, naturale, infinito. 

Lasciarsi meravigliare. Perdersi tra quei puntini che emettono luce da centinaia di migliaia di anni e distanti chissà quanti anni luce è una delle esperienze che più affascinano l’essere umano da sempre. Cercare ad occhio nudo le costellazioni, unire le stelle, creare figure ma anche scorgere i satelliti come gli Starlink di Elon Musk o la Stazione Spaziale Internazionale non è difficile, è sufficiente il meteo a favore. 

Gli uomini, sia nel nostro tempo sia dapprincipio, hanno preso dalla meraviglia lo spunto per filosofare, poiché dapprincipio essi stupivano dei fenomeni che erano a portata di mano e di cui essi non sapevano rendersi conto, e in un secondo momento, a poco a poco, procedendo in questo stesso modo, si trovarono di fronte a maggiori difficoltà, quali le affezioni della luna e del sole e delle stelle e l’origine dell’universo. [Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b12-15]

La bella stagione. L’estate in particolare è la stagione in cui è più pratico stare all’aria aperta fino a tarda sera o per tutta la notte: è sufficiente trovare una spiaggia o un’area montana libera dalle fronde degli alberi per poter ammirare la via lattea che si estende sulla nostra testa, visibile con facilità ad occhio nudo. Giove e Saturno sono i protagonisti dell’estate insieme alle costellazioni dello Scorpione, del Sagittario senza scordare la splendida figura del Carro dell’Orsa maggiore e minore, costellazioni, queste che troviamo anche nelle altre stagioni. Se si è dotati di un telescopio, la serata diventa memorabile al chiaro di Luna. 

Le vacanze in spiaggia quindi, possono arricchirsi grazie ad un’esperienza indimenticabile, che si vorrà ripetere quanto prima, potrete dire di aver praticato astroturismo!

 

Esplorare l’Universo da una prospettiva storica. I nuraghi sono un altro ottimo luogo da cui poter fare un vero e proprio viaggio nello Spazio. Di recente hanno preso piede gli appuntamenti organizzati dalle diverse associazioni sarde dedicate all’osservazione astronomica in concerto con le associazioni culturali che si occupano della gestione dei siti nuragici. Durante queste serate degli astrofisici molto preparati spiegano i segreti dell’Universo, con i puntatori laser indicano le costellazioni e le singole stelle, ne illustrano le caratteristiche con cenni alla mitologia e alla tradizione contadina. Le iniziative prevedono un piccolo prezzo del biglietto, solitamente cominciano al tramonto e in alcuni casi possono terminare con la visita notturna al sito, esperienza suggestiva a cui non si può rinunciare.

Cosa portare, cosa può servire. Abbigliamento e scarpe comode sono certamente una prerogativa per chi intende vivere una serata immerso nella natura. Può essere utile un telo su cui sdraiarsi per poter ammirare la volta celeste con il naso all’insù, delle felpe nel caso in cui la temperatura dovesse scendere di qualche grado, del cibo, delle torce. Ciò che non si può assolutamente dimenticare a casa è una buona macchina fotografica oppure un telefono con una buona fotocamera. Le immagini che trovate all’interno di questo articolo sono state scattate con un Huawei P20 Pro.

Cieli sereni!