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Sinis, la sabbia rubata torna a casa

Ogni anno centinaia di chili di sabbia vengono rinvenuti nei bagagli dei turisti che lasciano la Sardegna dagli scali portuali e aeroportuali. Bottiglie e sacchetti ben stipati tra maglie e pantaloni, al loro interno il quarzo bianco del Sinis, i ciottoli dell’Ogliastra, la sabbia fine di Villasimius e poi conchiglie di tutti i tipi! 

Da circa 20 anni gli addetti alla sicurezza dello scalo aeroportuale di Elmas che controllano ai raggi X le valigie, requisiscono il materiale asportato dai litorali, lo sistemano negli scatoloni, lo suddividono in base alle spiagge di appartenenza e a fine stagione, a bordo delle loro auto, in modo del tutto volontario riportano il maltolto al legittimo proprietario: la Natura. 

Alcuni dipendenti degli scali sardi si sono riuniti in nell’associazione “Sardegna Rubata e Depredata”, e attraverso i social vanno avanti anche con un’attività di sensibilizzazione e comunicazione sul delicato tema ambientale. 

Si tratta di un gesto di estrema sensibilità e massimo rispetto nei confronti dell’ambiente a cui da due anni si è aggiunto il lavoro delle Sentinelle, dei volontari del Comune di Cabras che battono le coste del Sinis in piena estate per sensibilizzare i bagnanti. 

Durante la primavera 2021, dagli scali sardi sono tornati in spiaggia ben 200 chili di granelli di quarzo di Is Arutas. Nel 2020 tornarono indietro 6 quintali di sabbia bianca, il dato è in calo per via del decremento subito dalla stagione turistica nell’estate 2020 a causa della pandemia. 

Oltre alla sabbia di quarzo, prediletta dai turisti in partenza, il presidente dell’Associazione, Franco Murru, ha restituito anche quattro casse contenenti ulteriore materiale marino, in particolare conchiglie, che verranno censite dagli esperti del CNR anche per verificare la presenza di gusci particolari, come quello della Patella ferruginea, specie in via di estinzione a causa del prelievo incontrollato nel tempo.

Molti turisti, ma anche tanti sardi, non conoscono l’articolo 1162 del codice della navigazione che, per chi preleva la sabbia dall’arenile, prevede una sanzione che va da un minimo di 1.549,00 ad un massimo di 9.296.”

Come se non bastasse, la Regione Sardegna nel 2017 con la legge 16 ha voluto imprimere, con maggiore decisione, un freno ai furti di sabbia istituendo controlli da parte del Corpo Forestale in porti e aeroporti durante il periodo estivo. Sono parecchi i turisti che incorrono nel pagamento di sanzioni che possono arrivare anche a tremila euro nel caso in cui nei loro bagagli venisse rinvenuto del materiale proveniente dai litorali.

Come fare per tutelare la sabbia e poter godere della bellezza delle spiagge? Dal Comune di Cabras spiegano che “è risaputo inoltre che il pericolo non deriva solo da un asporto attivo.

Chi si reca in spiaggia è bene che usi tutte le precauzioni prima di allontanarsi dalla spiaggia. Le aree di scuotimento, ossia le zone che si trovano nella prima parte delle passerelle disposte lungo il litorale, sono segnalate dalla cartellonistica e hanno una funzione specifica indispensabile: il bagnante ha il dovere di sostarvi e far ricadere sull’arenile ogni granello. Stessa accortezza va usata per evitare che la sabbia resti all’interno delle borse o incastrata fra le pieghe dei teli da mare.”